Libro consigliato per genitori consapevoli di sbagliare spesso, che amano mettersi in discussione e che apprezzano l'aiuto altrui.
Il volume di Pellai e Tamborini, L'età dello tsunami - Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente è rimasto sulla libreria di casa per un paio di anni, intonso e appena sfogliato all'acquisto. Passandoci davanti ho anche pensato più di una volta, con aria fiera e spocchiosa, "Tse, non ne ho bisogno, mia figlia è diversa".
Ovviamente mi sbagliavo.
L'ho semplicemente comprato con troppo anticipo.
E ieri ne ho avuto conferma entrando in camera della preadolescente, dove uno tsunami sembrava essere passato davvero.
"Quante volte glielo devo ripetere di tenere in ordine?" Ho sbuffato, senza arrabbiarmi troppo, perché, in realtà, la prima cosa a cui ho pensato è che all'età di mia figlia anch'io avrei preferito una camera da poter lasciare in disordine, con un letto a soppalco sopra cui rifugiarmi e una libreria su tutta la parete su cui ammucchiare in modo sparso le mie cose senza preoccuparmi delle reazioni materne.
Poi, però, alla mamma comprensiva è subentrata la mamma carabiniere, che è andata a verificare se la preadolescente avesse finito realmente i compiti prima di andare all'allenamento (conditio sine qua non per poter continuare con la ginnastica agonistica).
"Come potrebbe non averli terminati dal momento che mi ha raggiunto nel mio angolo-studio per dichiarare con espressione e voce angelica: Mami, ho finito i compiti, mi manca solo una parte della tavola di tecnica, ma la faccio quando torno, va bene?"
Ecco quel che basta per passare da madre comprensiva alla madre nevrotica cantata da Vasco: all'appello mancava molto più della tavola di tecnica. "Ma come? Ha mentito ancora alla sua adorata mami sui compiti!?"
Prima reazione: intasarle il telefono di messaggi whatsapp dal tono irritato.
Seconda reazione: arrabbiarmi a ruota con il papà della preadolescente che non fa niente per frenare questa incresciosa propensione della figlia a raccontare bugie, "Guarda che la ragazzina strana che non ha mai raccontato palle ai suoi genitori sulla scuola sei tu...".
Terza reazione: subentro della fase dell'inadeguatezza, della frustrazione e dell'esagerazione. "Perché? Com'è possibile? Che cosa sto sbagliando? Non possiamo più fidarci di quello che ci dice? E se adesso mente sui compiti, domani su che cosa mentirà?"
In cerca di consigli, ancora un po' stizzita, non potendo alzare la cornetta in cerca di conforto materno (ah quanto farebbe bene!), ho spento la radio e ho iniziato a leggere. Dopo poche pagine (molto scorrevoli, si divorano in fretta), il primo mea culpa: ho preso il cellulare e ringraziato colui che ha inventato l'opzione "elimina messaggi".
Quando osservi gli altri e come si comportano sembra tutto così semplice da capire, da analizzare, ma avere il giusto distacco con se stessi è invece affar ben diverso, specie nelle questioni familiari. Leggere tra le pagine di un libro che quello che succede in casa tua succede praticamente in tutte le case è confortante, così come trovare dei consigli pratici e semplici che puoi provare a seguire.
"Genitori ed educatori devono ripetere come un mantra dentro di sé che la preadolescenza è una fase positiva. Occorre vedere oltre le provocazioni, coltivare il legame nonostante tutto, mantenere alta l'asticella dell'affetto e della vicinanza emotiva. Un preadolescente ha bisogno di sentirsi molto amato anche quando fa di tutto per rendersi antipatico e odioso. Il nostro ruolo è mantenere uno sguardo amorevole."
Così quando è entrata in casa, la preadolescente ha trovato una mamma che aveva recitato più e più volte il mantra, e che, finita la cena, l'ha raggiunta in camera sua per tenere alta l'asticella dell'affetto, che è una cosa che alla fin fine sa fare abbastanza bene.
"C'è la partita di basket, vai pure a vederla. Non ho bisogno di te!"
(tono altezzoso e sufficientemente odioso)
"Ma non importa per la partita (falso), preferisco stare qui (vero)."
(ferma immobile alle sue spalle, in attesa)
"Vai pure! Ho detto che non ho bisogno!"
(tono lievemente meno altezzoso, ma ancora sufficientemente odioso)
"Io resto qui volentieri, se non ti do fastidio."
(sempre ferma immobile alle sue spalle)
"Mh, fai come vuoi."
"Allora prendo una sedia."
Senza aver letto metà di questo libro prima del suo rientro a casa, sarei rimasta in versione madre-nevrastenica-frustrata e non avrei trovato le parole giuste per cercare di farle prendere coscienza del fatto che il disordine la divorerà se non vi pone in fretta rimedio, che non saremo io e papà a sistemare al posto suo, che è abbastanza stupido raccontare bugie sui compiti, che i soldi per la cartoleria servivano a comprare quello che le mancava e non un altro quadernetto dalla copertina decorata.
Mentre le parlo, sembra capire, "Sì mamma, hai ragione, però guarda come sono carine queste farfalle sulla cover!"...
La sfida per un genitore è avere fiducia che il ragazzo possa farcela a organizzarsi da solo. La sfida per il preadolescente è apprendere come si fa a gestire i propri impegni.
Siamo insieme sulla strada giusta, la meta la raggiungeremo a tempo debito.
Pare che la corteccia prefrontale arrivi a maturazione intorno ai vent'anni
e da quel momento in poi si occupa di gestire funzioni fondamentali quali: la regolazione delle emozioni; i processi decisionali; la pianificazione; l'organizzazione; le competenze pro-sociali.
Io senza libri inciamperei molte più volte senza sapere come è meglio rialzarmi.
E voi?
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