Le colleghe del Barrio's, centro sociale in zona Barona a Milano (www.barrios.it), qualche settimana fa mi hanno chiesto se avevo voglia di scrivere un pezzo sulla mia esperienza: eccolo qua.
Milano, 5 aprile 2023
Ogni martedì e giovedì dalle 15 alle 18, dallo scorso autunno e fino a giugno, un gruppo di ragazzi e ragazze di età compresa tra i 12 e i 16 anni si presenta con il sorriso sulle labbra ai due laboratori di facilitazione linguistica, attivati all’interno del progetto QuBì - Doposcuola in rete, presso il Centro Sociale Barrio’s. Ognuno di loro ha una storia diversa da raccontare e da condividere e quel sorriso che regalano al loro arrivo forse deriva in parte dal fatto che qui trovano un luogo in cui poter raccontare e condividere quella storia, una casa accogliente con qualcuno che ha voglia di starli ad ascoltare.
C’è A. che vive in Italia da tanto e che non vede l’ora di poter chiedere la cittadinanza perché “con il passaporto egiziano non puoi andare dove vuoi e la gente ti guarda male, e poi io sono italiano anche se non sono nato qua! Mio papà è arrivato tanto tempo fa, ha girato mezza Europa e fatto tantissimi lavori, ma era in Italia che voleva fermarsi, perché qui a Milano conosceva già un po’ di persone. Io sono fortunato, non ho dovuto attraversare il mare su un barcone come lui, ho solo preso un aereo!” Lui e I. li incontro spesso sul bus che ci porta al Barrio’s. Prima che iniziasse il Ramadan prendevano un pezzo di pizza usciti da scuola (frequentano la Galdus indirizzo pasticceria e panificazione e a volte mandano sulla chat del gruppo WhatsApp i dolci da loro fatti in laboratorio) e si fermavano nel cortile del centro a mangiare insieme prima del corso. Ora aspettano pazienti che arrivino anche gli altri compagni e compagne. I., che non vede l’ora di avere 18 anni per poter andare a vivere con suo fratello e non stare più in comunità, ha imparato l’italiano guardando la TV e gli mancano i suoi genitori che sono in Tunisia. Il suo compagno di classe L., che da quando è iniziato il corso non è mai stato assente, è di origini cinesi. Si prendono in giro con bonarietà, I. racconta che L. a scuola dorme sempre e che i professori lo lasciano dormire (qui sarà grazie alla coca-cola ma è sempre rimasto sveglio!). A scuola non tutto va bene, hanno tante materie insufficienti e le relazioni con i compagni non sempre sono facili. Poi c’è S., il più piccolo del gruppo, un ragazzino dolcissimo con la testa per aria che arriva dallo Sri-Lanka, e le due ragazze che frequentano il liceo linguistico di origini egiziana e peruviana.
Non hanno lo stesso livello di italiano, c’è chi non ha alcun problema a parlare, per tutti scrivere è una vera sofferenza, chi fatica a concordare le parti della frase, chi legge con difficoltà, ma tutti sono molto motivati. Insieme si aiutano, a volte si correggono a vicenda, a volte qualcuno legge ad alta voce mentre sta leggendo l’altro e si scusa subito, perché ognuno ha i suoi tempi e vanno rispettati. Utilizziamo un libro di testo come base. Da qui partiamo per approfondire diversi argomenti: la musica, il clima, l’arte. Guardiamo video, facciamo giochi di ruolo, giochi da tavolo che sviluppano il lessico e partite a Kahoot. La scorsa settimana abbiamo guardato insieme Il ragazzo invisibile e oggi scriveranno, suppongo con meno entusiasmo, un breve testo sul film.
Il secondo gruppo è formato da 4 ragazzi e 5 ragazze delle scuole medie, provenienti da Egitto e Perù. Il gruppo ha subìto mutamenti nel corso dell’anno, si sono dovuti ritrovare gli equilibri di gruppo, a volte non è facile ottenere il silenzio o l’attenzione, farli smettere di parlare in arabo da una parte e in spagnolo dall’altra e l’esplosione della primavera e l’esuberanza dell’età hanno reso le ultime lezione una bella prova per tutti quanti. Abbiamo trovato e condiviso alcune regole per stare e imparare insieme, ma ci sono lezioni in cui metà classe ripetutamente le infrange tutte. Il resto della classe persiste nel rispettarle e sono fiduciosa sul fatto che il buon esempio alla lunga sarà contagioso.
Il livello di italiano è vario, così come la motivazione a imparare e l’entusiasmo, ma sono comunque tutti assidui nelle loro presenze. Alcuni di loro arrivano alle 16.30 dopo la scuola, il doposcuola o un altro corso di italiano o inglese. Che dire? Ammirevoli! K. e Y., che la scorsa settimana sono state festeggiate per essere diventate cittadine italiane, entrano spesso in classe dicendo “siamo stanche, molto stanche, oggi prof lavoriamo poco”, ma sono tra le più impegnate durante tutta la lezione.
Dalla scorsa settimana abbiamo suddiviso il tempo a disposizione diversamente, per cercare di tenere alta l’attenzione di tutti: nella prima parte si gioca a Indovina chi?, alle carte con gli animali, al crea storie o al crea frasi con i dadi, così tutti fanno in tempo ad arrivare e chi è già arrivato si rilassa un po’. Poi si lavora sul libro di testo e sui materiali da me portati e nell’ultima parte si torna a “giocare”. Alcuni si fermano anche un po’ dopo per finire la partita e per chiacchierare un po’.
V., appena arrivata dal Perù con un entusiasmo contagioso, ha trascritto su un foglio che ha appeso in bacheca tutti i compleanni per poterli festeggiare insieme. Con le altre due ragazze peruviane, S. e M., chiede se il corso continuerà anche l’anno prossimo, perché “tu tiene paciencia”.
H. vive in comunità, ha imparato a leggere e sta imparando a scrivere. Parla già bene, ma è timido e in classe parla poco. Prima e dopo le lezioni, invece, quando il gruppo è ristretto, chiacchiera e racconta di non essere mai andato a scuola in Egitto. Io non faccio altro che incoraggiarlo e complimentarmi, trattenendo a volte la commozione.
E. è un simpaticissimo furbetto, si iscriverà alla scuola per fare il barbiere il prossimo anno, ma avrebbe un futuro come attore teatrale e cabarettista. Il suo amico H. è più attento in classe, ma come si fa a non farsi distrarre dall’esilarante E.? Y. è in un periodo di contestazione, guarda spesso il cellulare durante le lezioni, ma dopo la scuola e il doposcuola, meglio che stia in classe con noi a guardare video e a scherzare esageratamente con i suoi amici anziché stare per strada da solo.
Dalla scorsa settimana abbiamo deciso di imparare ogni volta un termine nuovo nella madrelingua degli altri, perché queste ore non servono solo a imparare meglio l’italiano, ma soprattutto a stare insieme, a imparare a rispettarci gli uni con le altre, a condividere un pezzetto di strada insieme.
* L2 significa lingua seconda, ossia la lingua che imparano i madrelingua di lingua diversa abitando in un paese diverso da quello di origine (per esempio: l'italiano per egiziani, peruviani, inglesi, tunisini ecc. che vivono in Italia oppure l'inglese per un italiano che vive a Londra).
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