Un paio di giorni fa, sono andata dalla mia commercialista storica, godendomi un Castello sforzesco illuminato in uno spettacolare cielo terso. Le ho ricordato che sono almeno tre anni che non mi manda la fattura per la dichiarazione dei redditi, che regolarmente mi fa da quando ho iniziato a lavorare (correva l'anno 1999). "Sì sì gliela preparo, non si preoccupi." Un personaggio delizioso che mi devo ricordare di inserire nel prossimo libro che scriverò (quando e se).
Ebbene, rieccomi qua, dopo non so più quanti anni dalla chiusura, a riaprire la Partita Iva per continuare a fare quello che amo fare.
Non faccio salti di gioia (cercare nuovi committenti con l'ansia di non avere abbastanza lavoro o di averne troppo insieme, fatturare, sollecitare i pagamenti ecc. ecc.), ma la sensazione di essere pienamente artefice del mio destino mi piace da matti, così come la libertà di gestire il mio tempo, andando in piscina alle 9 di mattina anziché alle 7 di sera, di accompagnare mia figlia in palestra senza dover rendere conto a nessuno di dove sei e perché, di non lavorare guardando di continuo l'orologio, di fare altro per un giorno intero e lavorare 15 ore il giorno dopo.
Del resto, mi stanno offrendo lavori, che faccio? Li rifiuto vivendo di Naspi fino a quando scade? Aspetto che il fantomatico Centro per l'impiego mi chiami? Mi dicevano addirittura: "Attenzione che al terzo lavoro che ti offrono non puoi rifiutare!" Sì, certo, come no.
Non sono a un bivio, c'è solo una strada davanti.
Ho l'anticipo della Naspi che mi spetta a pararmi le chiappe se il lavoro non ingrana subito, poi dipenderà solo da me, da come riuscirò a spendere le mie competenze e dalla mia intraprendenza, che per fortuna non mi manca. Ce la posso fare.
Sicuramente ho dato una scossa ai miei neuroni il 10 marzo scorso, alla vigilia del mio secondo compleanno in lockdown, quando ho ricevuto in anteprima la notizia della chiusura aziendale. Un gradito regalo davvero. Avevo da sei anni uno stipendio fisso mensile e un lavoro che, anche se privo di chissà quali prospettive, mi piaceva. Mi ero adagiata nella mia comfort zone. Poi ho scoperto che i miei neuroni, se stimolati, sono in grado di arrivare molto più lontano. Negli ultimi cinque mesi ho fatto veramente tante cose interessanti, conoscendo nuove belle persone, gettando (spero) le basi della mia nuova ripartenza.
Sono convinta, forse illusoriamente guardandosi bene intorno, che alla fine si raccoglie sempre ciò che si semina e che il merito paga. Staremo a vedere.
Per vezzo (e anche perché non posso andare molto oltre con la prima fattura), aprirò la P.Iva solo dopo che avrò compiuto 50 anni (e ormai non manca molto...), e che sia di buon auspicio! Il mio personalissimo regalo di compleanno :D
Entro tale data dovrei anche riuscire a individuare i codici Ateco adatti. Per l'insegnamento è facile, per l'attività di consulente editoriale ed editor non ho trovato nessuna voce specifica, come se quello che faccio da più di vent'anni fosse un lavoro inesistente! Eppure in editoria cercano tutti freelance, perché all'interno licenziano e se assumono il posto va all'ex stagista (per questo servono i consulenti, perché sono sotto organico e le competenze devono ancora in parte essere acquisite).
Comunque, se qualcuno all'ascolto, nel frattempo, vuole assumermi come editor, content, media, project, product development ecc. mega manager, a dignitosi K al mese, mi contatti pure in privato, magari in questi mesi rimetto in discussione il mio concetto di libertà. ;)
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